LEGGENDE NAPOLETANE
suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti,: dalle Nerèidi e dalle Drìadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale
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vestito, che fu di porpora, copre le belle membra; ora ella è gaia, ma spera solo dalle piogge benefiche il lavacro, che terge le sue strade nere e sporche
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Napoli, dalle pietre al cielo, sono innamorate. Non conoscete la storiella dei quattro fratelli? Io ve la narrerò. Una volta, allora, allora, nel
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, intensamente nero; si Serena il cielo Sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei
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ordini a finestruole che lo fanno rassomigliare stranamente al giocattolo grazioso di un bimbo gigante; le casupole attorno sono basse, meschine, dalle
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. Pace a voi, giovanette gentili, dalle anime buone che rischiarano come luce di lampada familiare il corpo delicato; pace a voi, donne il cui destino
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scuro, che ha preso una tinta malaticcia ed umida pel tempo che è trascorso, pel sole che manca, per la scialba luce che piove dalle vetrate. Non
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Lassù, sul colle, vive il bosco verdeggiante dalle fresche ombrie. I sentieri si allungano a perdita d'occhio sotto i grandi alberi; sulla terra
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nelle cantine profonde, dalle soffitte altissime, dai giardini, dalle terrazze: il suo grido metteva allegria. Il povero ammalato che, confitto nel
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livido e tempestoso. Sui nostri prati molli di rugiada non vengono gli elfi a danzare la ridda magica; non discendono dalle colline le peccatrici
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, da certe ossa piccine e da un teschio grande che vi fu trovato. Il discernere le cose vere dalle false, e lo speculare quale sia favola, quale verità
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, apparteneva al seggio di Portanova, v'era una casuccia magra ed alta, dalle piccole finestre, aventi i vetri sporchi ed impiombati. La porta
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sanguinoso, le pagine distrutte dalle lagrime, i crocefissi distrutti dai baci; non han parola i volti ingialliti, gli occhi cerchiati di nero, i corpi